La Corea del Nord torna a paventare una rappresaglia nucleare nel caso di scoppio di un conflitto sulla penisola coreana. Lo riporta l'agenzia ufficiale nord-coreana Kcna. In particolare, il regime di Pyongyang ha rivolto le sue minacce al Giappone, qualora Tokyo venisse coinvolta in qualsiasi modo in un eventuale conflitto nella penisola coreana. Dopol'incontro tra il presidente americano Barack Obama e il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon nello studio ovale della Casa Bianca, il segretario di Stato americano John Kerry, in visita ufficiale in Corea del Sud, ha definito "inaccettabile" la retorica di Pyongyang e ha assicurato: "Se necessario, gli Usa difenderanno i loro alleati dalla minaccia della Corea del Nord". Intanto si avvicina la data del 15 aprile, in cui ricorre la nascita di Kim Il Sung, fondatore della nazione. Che potrebbe diventare anche il giorno del temuto lancio missilistico nord-coreano.
Nel dispaccio della Kcna, si liquida come "provocatoria" l'affermazione giapponese di poter senz'altro intercettare un missile nord-coreano. Un intervento del genere, avverte l'agenzia nord-coreana, esporrebbe Tokyo a essere "consumata tra fiamme nucleari". "Il Giappone è sempre nel mirino del nostro Esercito rivoluzionario", prosegue la nota, "e, se compie anche solo la minima mossa, la scintilla della guerra lo raggiungerà per primo. Deve rinsavire, e comportarsi come si deve".
Per tutta risposta, il Giappone fa sapere di essere pronto a fronteggiare "qualsiasi scenario" e, attraverso il ministro della Difesa Itsunori Onodera ha reso noto che, a causa della minaccia nord-coreana, il Giappone manterrà stabilmente batterie anti-missile a Okinawa, oltre a quelle già schierate nel cuore di Tokyo e agli altri intercettori montati su incrociatori della classe Aegis in navigazione nel Mar del Giappone. Onodera ha spiegato che gli intercettori Patriot Advanced Capability-3 (Pac-3) saranno piazzati nelle due basi nella prefettura più a sud dell'arcipelago "quanto prima possibile, entro aprile". Tokyo aveva già deciso di sistemare i Pac-3 a Okinawa in modo permanente entro l'anno fiscale 2014, ma le provocazioni del Nord hanno solo anticipato i tempi.
Da Seul, dove è in visita ufficiale, il segretario di Stato americano John Kerry ha affermato: "La retorica che stiamo ascoltando dalla Corea del Nord è semplicemente non accettabile: io oggi sono qui per ribadire a nome del presidente Obama e dei cittadini degli Stati Uniti e dei nostri accordi bilaterali di sicurezza che gli Usa, se necessario, difenderanno i nostri alleati e noi stessi".
Kerry ha definito "una inutile, infelice e indesiderata provocazione" l'ipotesi di lancio di un missile da parte della Corea del Nord. Inutile perché il regime di Pyongyang non guadagnerà nulla da simili minacce o dai suoi programmi nucleari. Il lancio sarebbe inoltre un grave errore per Kim Jong-un: "Che si tratti di un missile che attraversi il Mar del Giappone o che vada in qualsiasi altra direzione - ha detto Kerry -, il gesto comporterebbe semplicemente un ulteriore isolamento del Paese. E i nord-coreani vogliono cibo, non un leader capace solo di mostrare i muscoli".
Kerry ha lanciato un chiaro messaggio a Pechino: la Cina ha una grandissima capacità di fare la differenza sulla questione della Corea del Nord. "Nè gli Usa, nè la Corea del Sud, nè l'intera comunità internazionale accetteranno mai che la Corea del Nord sia una potenza nucleare", ha aggiunto Kerry, ribadendo in ogni caso la disponibilità degli Stati Uniti ad avviare un dialogo con Pyongyang se quel regime si mostrerà serio rispetto al tema della denuclearizzazione.
Sulle possibilità di ripresa di una trattativa ha parlato anche il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, da Neuchatel, in Svizzera, dove si è recato dopo aver incontrato Kerry durante un meeting dei ministri degli Esteri del G8 a Londra. Lavrov ha garantito il sostegno russo a un eventuale nuovo giro di consultazioni sul nucleare nord-coreano da tenersi a Ginevra, "se le parti saranno d'accordo".
Ovvero, se Pyongyang si dirà disposta a ridiscutere dei suoi programmi con Russia, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e Cina. Condizioni che al momento, ha sottolineato Lavrov, non sussistono. Nel 2005, attraverso un simile tavolo a sei, la Corea del Nord aveva aderito in linea di principio a un accordo internazionale per la rinuncia al suo programma nucleare in cambio di aiuti e incentivi di carattere diplomatico da parte degli altri cinque contraenti. Ma nel 2009 Pyongyang si era tirata indietro e aveva ripreso i suoi test nucleari.
Con Lavrov in Svizzera, è stato il suo vice, Igor Morulov, ha incontrare a Mosca l'ambasciatore per esortare Pyongyang a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e a riprendere i colloqui sul suo programma nucleare. "Durante l'incontro - riporta l'agenzia Interfax - c'è stato uno scambio di opinioni sulla situazione nella penisola coreana. La Corea del Nord è stata invitata a non compiere azioni che portino a una ulteriore escalation delle tensioni".
Mentre il regime avvelena le sue relazioni internazionali con retorica e tensione, in Corea del Nord si respira atmosfera di festa, in vista di lunedì 15 aprile, anniversario della nascita del fondatore della nazione, Kim Il Sung. In questo periodo ricorrono inoltre alcuni anniversari legati alla presa del potere da parte del nuovo leader, Kim Jong-Un; ieri è passato infatti un anno da quando il figlio di Kim Jong-Il è stato nominato alla carica di segretario del Partito dei lavoratori di Corea, mentre domani ricorrerà un anno da quando è diventato capo della Commissione nazionale della difesa. Centinaia di persone hanno partecipato a una fiera di fiori a Pyongyang e diversi gruppi di cittadini sono impegnati a pulire con acqua e sapone i gradini che portano sulla collina di Mansu, dove sorgono statue dei due leader scomparsi
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