NUOVA TERAPIA - Il nuovo studio dunque dimostra il ruolo centrale della corteccia prefrontale nella dipendenza da coca, e suggerisce «una nuova terapia, che potrebbe essere testata immediatamente sull'uomo», aggiunge lo studioso. In realtà la nuova terapia per l'uomo non sarebbe basata sull'utilizzo del laser, ma sulla stimolazione magnetica transcranica. Un sistema già testato contro altre patologie, tanto che alcuni studi clinici «sono attualmente in fase di progettazione per verificare se questo approccio funziona contro la dipendenza da cocaina», annuncia Bonci.
LO STUDIO SUI TOPI - «Una delle caratteristiche della dipendenza da cocaina è proprio l'assunzione compulsiva, il fatto cioè di non riuscire a smettere anche se ci si sta distruggendo la vita. Ciò che rende il nuovo studio così promettente - dice Bonci - è il fatto che il team ha lavorato con un modello animale che riproduce questo tipo di dipendenza». I ratti utilizzati, proprio come i tossicodipendenti, sono più propensi a prendere decisioni sbagliate e ad assumere cocaina anche quando sono condizionati ad aspettarsi conseguenze negative quali uno choc elettrico. Studi elettrofisiologici su questi ratti hanno dimostrato un'attività estremamente bassa nella corteccia prefrontale, una regione del cervello fondamentale per il controllo degli impulsi, il processo decisionale e la flessibilità comportamentale. Studi simili sul cervello degli esseri umani hanno mostrato lo stesso modello nelle persone dipendenti da cocaina. La cosa più eccitante, continua Bonci, è che «esiste un sistema simile al laser per indurre un'attivazione della corteccia prelimbica nelle persone: una tecnica chiamata stimolazione magnetica transcranica, che comporta l'applicazione di un campo elettromagnetico esterno al cervello, ed è già stata usata come trattamento per i sintomi della depressione».
LE SPERIMENTAZIONI - Lo scienziato italiano e i suoi colleghi hanno in programma di iniziare le sperimentazioni cliniche al Nih, negli Usa, ma anche in collaborazione con centri italiani che fanno capo al Dipartimento politiche antidroga. «Abbiamo un rapporto stretto con il Dpa e la sua rete, che raccoglie tutti i ricercatori che lavorano sulle dipendenze. Un'eccellenza italiana - testimonia Bonci - che gode di grande rispetto negli Stati Uniti». (Fonte: Adn-Kronos Salute)
Corriere della Sera
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